Pagine

sabato 24 marzo 2012

Best on Kongreg-Art: Don't Look back


Eccoci con una nuova puntata di Best on Kongragate, la rubrica che non deve chiedere mai!
Questa volta inauguriamo la sezione Kongreg-Art, con i videogiochi più curiosi e interessanti che hanno quel tocco di arte e misticismo.
Ma cosa ci riserverà questo criptico videogioco? Cosa non dovremmo guardare dietro? Per caso dietro un divano perchè c'è Iva Zanicchi? E cosa ha lasciato Iva Zanicchi dietro il divano, il Santo Graal? 
A queste e altre domande trovate risposta solo qui!


I racconti che hanno a che fare con la morte mi hanno sempre affascinato.
Non racconti dell'orrore, ma piuttosto storie in cui la Morte, o chi per essa, viene sfidata.
Ad esempio il famoso film Il settimo sigillo di Ingmar Bergman, in cui la Morte, quella vestita di nero e con la falce, viene sfidata a scacchi.
Oppure il mito di Orfeo, il giovane che attraversa gli Inferi per riportare in vita l'amata Euridice.
In particolare a quest'ultimo mito si ispira Terry Cavanagh, già autore di VVVVVV, per Don't Look Back.
In effetti non so bene cosa dire a proposito di questo titolo, tante sono le cose su cui aprire un dibattito.
Da cosa partiamo, dal gameplay?
Bene, si tratta sostanzialmente di un platform molto frenetico, in cui dovremo saltare su piattaforme a scomparsa, evitare di cadere nella lava, schivare/sconfiggere i vari nemici; questo nella prima metà. Com'è ovvio (non sto spoilerando) il ragazzo recupererà la sua amata e questo complica un po' le cose: ci sarà infatti proibito voltarci verso di lei, pena il game-over, ovvero ci toccherà ricominciare dall'inizio della schermata (niente di frustrante, ma riesce a far bestemmiare certe volte). Ottima quest'implementazione, dato che ci imporrà di essere precisi e ben coordinati.
Ma credo che il punto forte di questo gioco non sia il gameplay. O meglio, non solo.

Una pistola? Uno stivale? Una L maiuscola? Un naso?
Molta importanza è data anche alla trama, raccontata appunto attraverso il gameplay e legato a doppio filo con esso, un po' come nel caso di One and One Story. Ma di cosa parla questa trama?
Ebbene, è molto semplice: siamo un ragazzo (presumo) che, nei titoli di testa, si presenta sulla tomba dell'amata (presumo); il suo obiettivo sarà quello di esplorare ed affrontare le insidie degli inferi per riportarla in vita. Niente di che.
Eppure, nella sua semplicità, nel sua banalità, ci regala un finale che mi ha dir poco sconvolto.
È stato uno dei finali (di cui non vi dirò assolutamente nulla, tranne che il mondo esplode e tutti i nemici uccisi ci fanno a pezzettini e ci mangiano) più controversi che abbia mai visto, tanto che ho scritto direttamente allo sviluppatore per delucidazioni. Mi ha anche cortesemente risposto.
Anche sotto l'aspetto grafico si mantiene semplice ma evocativo: le ambientazioni sono infatti caratterizzate dall'uso esclusivamente di tonalità di rosso (come potete vedere dalle immagini), ma i colori sono decisi e uniformi, senza sfumature o effetti particolari.
Non posso far altro che consigliarvelo. Alcune parti sono piuttosto ostiche da superare (come alcuni mini-boss), richiede tempismo, riflessi e precisione, ma il finale vale assolutamente la pena.
Cosa fate ancora qua?

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...